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Le parole dell’astronauta Luca Parmitano durante una conferenza tenuta in orbita con il Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo Da Vinci di Milano, riassumono perfettamente il ruolo della fotografia aerea dallo Spazio: “I deserti avanzano e i ghiacciai si sciolgono […] è bastato affacciarmi alla “cupola” per constatare profondi e drammatici cambiamenti”.
Quando parliamo di fotografia dallo Spazio pensiamo alle immagini spettacolari in HD che, in molti, usiamo come screensaver su laptop e smartphone. Ma le prime sgranate immagini spaziali di cui siamo in possesso risalgono al 1935, quando il pallone aerostatico statunitense Explorer II scattò da 22km di quota. Fu poi la volta del V2, un missile lanciato in orbita dai nazisti e recuperato dai soldati americani dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: un missile prezioso, che aveva scattato migliaia di fotografie da oltre 100km di quota. Fu solo negli anni Sessanta che il mondo vide la Terra dalla Luna, rimanendo a bocca aperta.
Ma torniamo a noi.
Oggi abbiamo modo di conoscere il Pianeta e studiarne i cambiamenti grazie ai satelliti che ci inviano immagini eloquenti. Il progetto Images OF CHANGE portato avanti dalla NASA è una fonte preziosissima di materiale fotografico che documenta il cambiamento climatico suddividendo le immagini per cause ed effetti. In molti casi disastrosi, è bene ricordarlo.
Inondazioni, terremoti, eruzioni vulcaniche ed effetti dell’impatto industriale sono cataclismi visibili ad occhio nudo dai satelliti in orbita.
La fotografia aerea è la più grande opportunità dell’Uomo di studiare e capire come agire nel presente per il futuro.